23/25.05.2024
Questo Consiglio si è svolto in un ambiente particolarmente accogliente, quasi a farsi perdonare il lungo percorso affrontato per raggiungerlo. Siamo stati ospitati dalle Figlie della Carità nel loro “Trullo dell’Immacolata” a Selva di Fasano: le cure di Sr Brigida e Sr Maria Luce hanno permesso a tutte le Presidenti regionali presenti di sentirsi subito accolte familiarmente e signorilmente, con un servizio attento alle diverse esigenze, in un trionfo di fioriture e panorami stupendi. I nostri lavori si sono così svolti con ordine, preceduti dalla preghiera guidata da Sr Maria Antonia, ed esortate dalle parole della presidente Elena :
L’amore fraterno e l’educazione.
Giovanni 13,34 cita “Vi do un precetto nuovo, che vi amiate gli uni gli altri “, poche semplici parole che racchiudono il segreto per fare bene la carità.
San Vincenzo dice: “Amare Dio ed il prossimo è più perfetto che amare solo Dio”
In cosa consiste quest’amore per il prossimo? è l’amore che consola, quell’amore che compatisce e che usa cortesia verso tutti per amore di DIO.
Ma chi è il prossimo? il prossimo non è poi così distante, non è l’altro ma siamo noi, prima di tutto…
Quindi, in primo luogo il nostro gruppo, i nostri confratelli e le nostre consorelle, i componenti degli altri gruppi, per arrivare a comprendere in questo amore tutta la nostra grande famiglia.
In una famiglia, ci impegniamo ad onorare il padre e la madre, ad amare i nostri fratelli, a condividere le nostre emozioni, sofferenze e gioie.
Ma nella nostra famiglia chi sono i genitori? sono quei volontari che occupano, per elezione, i posti di responsabilità, a loro quindi per primi dobbiamo rispetto.
Chi sono i fratelli? sono i nostri compagni di viaggio verso la carità.
San Vincenzo ricorda che la carità è il chiostro dove Dio si compiace di abitare e nulla piace a Dio senza la carità fraterna.
Aggiunge ancora: Siate caritatevoli, benigne, e abbiate spirito di sopportazione e Dio abiterà in Voi e sarete il suo chiostro, l’avrete in casa vostra e l’avrete nei vostri cuori.
Dio non sa che farsene delle confessioni e comunioni e neppure del servizio che rendete ai poveri, preferisce la riconciliazione tra due persone in discordia a tutti i sacrifici. Parole molto pesanti che scalfiscono il nostro cuore, i nostri sentimenti.
Alla base dei nostri rapporti ci deve essere l’educazione, nel senso di alimentare e trar fuori, estrarre.
È un processo mediante il quale si trasmettono conoscenze, valori, tradizioni, modi di agire; allo stesso tempo è un processo di sviluppo delle potenzialità e delle possibilità. È un processo di presa di coscienza, di creazione culturale, morale e di comportamento,
L’educazione è una realtà di vitale importanza per le persone ed è in relazione con tutti gli aspetti, le realizzazioni e i problemi della vita personale, sociale. È lo sviluppo della personalità in tutta la sua interezza perché possa “essere, agire e convivere” cooperando con gli altri esseri umani e con tutta la creazione. L’educazione si può realizzare in modo formale (nelle scuole, istituti, università, che hanno programmi e contenuti definiti…) e in modo informale – nelle diverse situazioni e contesti della vita, della partecipazione sociale, della convivenza nei gruppi, a cominciare dalla famiglia; è il genere di educazione che si acquista con il trascorrere della vita -. L’ educazione deve svilupparsi in un processo di ricerca della verità, nel quale ci si pone in un atteggiamento e in una relazione di aiuto reciproco, di interazione e di scambio di conoscenze. Le persone si educano in comunione, comunicando rispetto e impegnandosi insieme nell’approfondimento dei valori passati, nella scoperta di nuovi valori e nell’apertura al futuro.
Ci auguriamo che basando i nostri rapporti sull’amore reciproco e sull’educazione, riusciremo a far vivere la nostra associazione ancora per molti anni.
Elena ha quindi presentato la sua Relazione sulle attività ed eventi del 2023, con interventi da parte dell’uditorio a commentare liberamente quanto veniva presentato.
L’indomani abbiamo proseguito i lavori con la preghiera guidata da P. Giuseppe, che ha poi fatto un dettagliato resoconto del suo recente viaggio in Eritrea, dove aiutiamo concretamente i nostri Padri nell’assistenza ai poverissimi abitanti dei villaggi dell’interno, scampati ad eccidi e guerre mai concluse.
Per l’intera giornata, scandita con brevi pause e pranzo comunitario, abbiamo continuato seguendo il programma, con il rendiconto del nuovo Tesoriere, la presentazione della Formazione per il prossimo anno, da definire in dettaglio, la prevista partecipazione alla Biennale della prossimità, a Napoli dal 2 al 5 ottobre prossimo, giorni nei quali ci incontreremo anche per il prossimo Consiglio nazionale, ancora ospiti delle nostre Figlie della Carità a Mergellina.
Si è anche trattato di Rete, con Antonella vicaria che ci ha illustrato i vantaggi di una tale nuova configurazione della nostra associazione, con una organizzazione verticale a tre livelli: territoriale, con tutti i gruppi coinvolti e attivi anche con i più vicini per area; a livello regionale e quindi a livello nazionale, definendo un nuovo Statuto senza le criticità attuali. Forti del Senso di Appartenenza alla Associazione, la proposta è stata pienamente approvata.
Si è ancora trattata la proposta di un cambiamento di nome della associazione, visto che la sigla GVV non ci fa riconoscere pienamente come la prima associazione fondata da San Vincenzo nel 1617! Ci sono state alcune proposte molto dibattute, risolvendo al termine di proporre un referendum a tutte le associate per decidere quale preferire tra:
-Compagnia della Carità
-Le Carità di S. Vincenzo de’ Paoli
o eventualmente conservare l’attuale acronimo.
Concluso così il Consiglio, la mattinata successiva è stata soprattutto dedicata alla presentazione del prossimo Giubileo “Pellegrini di Speranza”: per questo si sta già organizzando la partecipazione dei GVV da tutta Italia in una Giornata comunitaria, già in gennaio 2025, con un programma che sarà presto definito in dettaglio, chiamando tutti alla partecipazione.
Nei saluti finali ci siamo impegnati ancora una volta a superare le difficoltà operative che ci richiede l’appartenenza al Terzo Settore, ricordando che
“l’Amore trasforma”
e dunque avviciniamo i nostri poveri senza giudicare, senza volerli cambiare, ma sapendo essere sempre accoglienti.